Abbiamo incontrato Antimo Farid Mire, co-fondatore di Italian Kingdom, per fare due chiacchiere sugli obiettivi di questo nuovo progetto editoriale e farci spiegare perché la fotografia è il giusto format per raccontare gli italiani a Londra.
Ciao Antimo, ti conosciamo in merito a questo progetto, IK, potresti presentarti e dirci qual è il tuo ruolo?
Ciao e grazie a VIVILONDRA.it dell'intervista! Io sono—insieme al mio socio, Stefano Broli—a capo di Phocus Collective, l'agenzia creativa che ha dato luce ad "Italian Kingdom".
All'interno dell'agenzia mi occupo dei nostri servizi di design (principalmente branding e web design) e di vendite, ovvero trovare nuovi clienti ed opportunità, così come della gestione della nostra rete di collaboratori, che vanno dai project manager agli industrial designer. Gestire un'agenzia creativa in un mercato come quello di Londra richiede non solo saper lavorare nel proprio settore ma anche essere al posto giusto al momento giusto, così come mantenere un'immagine e uno standard professionale.
Nell'ambito del progetto (di cui ho creato il logo, grazie anche al prezioso aiuto di Giulia Cavallini) mi occupo di design e di marketing, ma la mia responsabilità principale è averne la visione d'insieme. Mi assicuro, giorno per giorno, che ogni decisione presa ci muova in direzione dell'obiettivo — e nel nostro caso, non è una cosa semplice.
Italian Kingdom nasce con lo scopo di diventare un termine di paragone creativo, mediatico e imprenditoriale.
Per noi è un modo di dare forma e voce alle centinaia di migliaia di Italiani che vivono a Londra, e nel farlo abbiamo la responsabilità di creare un prodotto che sia all'altezza di cio' che ha reso il marchio "Made in Italy" sinonimo di qualità assoluta.
Hai nostalgia dell'Italia?
L'Italia è a due ore d'aereo. Non ne ho nostalgia perché non l'ho lasciata con rancore, la mia vita ora è qui perché l'Italia non era in grado di darmi quello che volevo. Non è una riflessione a sfavore di ciò che offre come paese, ma di ciò che mi aspetto io dalla vita e dalle persone.
Raccontaci cosa pensi di Londra, da quanto vivi qui e in che modo la tua vita è cambiata da quando sei arrivato.
Londra non è cambiata molto da quando si chiamava Londinium: anche allora era un porto, con più gente di passaggio che residenti. Nel 2013 ha ospitato 16.8 milioni di turisti, contro una popolazione di 9 milioni di persone.
Questo flusso di persone genera enormi quantità di denaro, posti di lavoro ed opportunità. È un vero e proprio vortice, da cui molti si lasciano trascinare involontariamente; è fin troppo facile passare anni interi a Londra, per poi ritrovarsi senza un soldo da parte e una mezza idea di avere imparato l'inglese.
Farsi trascinare non è una cattiva idea all'inizio, del resto da qualche parte bisogna iniziare.
Quando sono arrivato -nel 2009- avevo 18 anni, un diploma da 60/100 e sapevo usare Photoshop. Però a differenza di molti altri l'inglese lo conoscevo davvero, e mi offrirono un lavoro come insegnante in una catena di ostelli. Di lì a poco cominciai a tenere corsi professionali per ristoranti e studenti, e sono passato per diversi altri lavori fino a quando ho fondato Phocus Collective con Stefano Broli, pochi mesi fa.
Non posso dire che Londra mi ha cambiato, perchè quando sono arrivato c'era ben poco da cambiare; piuttosto mi ha formato, dimostrandomi che niente accade se non per iniziativa personale. E ora non accetterei niente di diverso.
Veniamo al progetto Italian Kingdom, cosa rappresenta per la community degli italiani a Londra?
Uno specchio in cui guardarsi.
Un momento di riflessione, una finestra su persone simili e diverse. Ci sono abbastanza Italiani a Londra, hanno fatto abbastanza strada da non dover più identificarsi in un titolo di giornale sui cervelli in fuga e la disoccupazione giovanile.
Italian Kingdom vuole dare l'opportunità di identificarsi in qualcosa di più.
Perché la fotografia? Ma soprattutto, in che modo pensi questo format possa essere vincente?
Le fotografie sono facilmente condivisibili; i post con contenuti visivi su Facebook ricevono il 39% in più di interazione, per non parlare di Instagram.
Per raccontare le storie di migliaia di persone bisogna scegliere un formato adatto. L'infrastruttura logistica nello scattare ritratti su base settimanale è già onerosa, basare tutto sui video sarebbe stato eccessivo.
Abbiamo bisogno di un'unità visiva -il singolo ritratto- che sia in grado di raccontare una storia al suo interno e che possiamo ripetere fino a quando abbiamo raccontato tutte (o quasi) le storie che valeva la pena raccontare. Italian Kingdom è un progetto editoriale, il nostro standard è riflesso nella qualità giornaliera, verremo premiati per la perseveranza.
Puoi anticiparci qualcosa dei prossimi passi?
Le foto che abbiamo pubblicato nel corso degli ultimi giorni sono la punta dell'iceberg.
Italian Kingdom è in preparazione da oltre tre mesi (anche se la quantità di lavoro fatto li fa sembrare tre anni), e in un certo senso lo stiamo preparando sin da quando siamo arrivati.
Se l'idea del progetto è quella di fare un censimento visivo della community Italiana a Londra, sicuramente avremo bisogno di una mano: è prevista, nell'arco dei prossimi due mesi, un'iniziativa che coinvolga un maggior numero di fotografi italiani, dandogli l'opportunità di contribuire al progetto e ingrandendo quindi la nostra esposizione al pubblico in Italia; vi terremo aggiornati su questo e sui successivi sviluppi.
Ciao e grazie!